Italiano English Português Français

Prendersi cura

Date 01-05-2024

por Mauro Palombo

Si dice sempre che tutto parte da un incontro… Questa volta, gli incontri, pilotati non certo “dal caso”, sono addirittura due. Il primo tra un sacerdote tanzaniano con Valeria e altri amici in Sardegna; il secondo tra tutti noi. E ora, insieme, condividiamo esperienze per far qualcosa di nuovo laddove non è possibile che ciò accada altrimenti.

Il luogo del non possibile è Lituhi, sud del Tanzania, sul lago Malawi; in specifico, il St. Elizabeth Hospital, un ospedale diocesano della diocesi di Mbinga. Quello di un ospedale diocesano è un ruolo importante, ma molto difficile... Come noto, in Africa la sanità non è mai gratuita: guarire implica potersi permettere delle cure. Possibilità per abbastanza pochi, se non ci fossero strutture che non rifiutano comunque di prestare servizio anche a chi non ce la fa. Ma, il gatto si morde la coda: la povertà degli utenti, comporta una scarsità di risorse per la struttura che se ne prende cura; rendendo una grande sfida la sua “sostenibilità”.

Il St. Elizabeth è una struttura ampia di oltre 3.000 mq, con 82 letti. In un anno 3.720 ricoverati, assieme a 3.360 consultazioni per pazienti esterni. Cosa manca? Se non tutto… davvero molto. Un budget annuo sugli 80.000 euro sostiene a malapena un limitato organico e i farmaci più necessari; il margine per investimenti di fatto non sussiste. Nondimeno, il suo ruolo è essenziale: l’ospedale più prossimo, sempre diocesano, è a 47 km.

Molte le sfide che l’ospedale deve affrontare – in ogni suo ambito
– per migliorare, potenziare, e rendere più sostenibile il suo servizio. Si è scelto di iniziare dalla più prioritaria: avere acqua sicura per il suo consumo, della vicina missione, e degli abitanti del luogo. Ora riceve un flusso incostante, da fonte non sicura. Per ovviare, nel 2016 è stato trivellato un pozzo profondo, con portata adeguata; ma il pompaggio è stato sospeso, incapaci di far fronte ai costi dell’energia.

Dopo un accurato lavoro, è stato definito un progetto, che prevede, ripristinando due serbatoi già esistenti, l’installazione di 2 pompe fotovoltaiche: la prima a immersione nel pozzo, per pompare acqua a un capace serbatoio di 80mc che alimenta l’ospedale; la seconda, a immersione nel serbatoio, per pompare acqua a un altro serbatoio sul campanile della missione, e distribuirla per caduta agli altri utenti. L’alimentazione, con un impianto fotovoltaico di 7Kwp, da installare a terra, in prossimità del pozzo. Se mai il sole non si mostrasse per un po’, le pompe passano all’alimentazione di rete, garantendo continuità.

Si invierà tutto il materiale necessario, sfruttando l’allestimento di un nostro container di attrezzature a vari beneficiari in Tanzania. Questo permetterà di inviare subito anche altro: apparecchi per produzione di ipoclorito di sodio, per garantire igiene – altra priorità assoluta –, concentratori d’ossigeno, un elettrocardiografo, carrozzelle, computers… Nel frattempo è stato già avviato un servizio di telemedicina, per essere vicini ai sanitari locali con consultazioni di medici amici da remoto. Presto un tempo di formazione presso di noi, di una suora locale.

Vuole essere un buon inizio, fatto di soluzioni. Per poi fare altri passi per attrezzare e far crescere il centro sanitario. Come riuscirci? Come al solito: non senza difficoltà, e solo con l’aiuto di tanti amici.

Associazione Sermig Re.Te. per lo Sviluppo
IBAN: IT29 P030 6909 6061 0000 0001 481

Mauro Palombo
NP marzo 2024

O site utiliza cookies para fornecer serviços que melhoram a experiência de navegação dos usuários. Como usamos cookies

Ok