Fiumi senza legge
Date 27-01-2025
Chi governa dovrebbe cercare di risolvere alcuni problemi generali e specifici. Se rimanda, frena le soluzioni, allora non governa. Chi si occupa di ambiente sa che molti interventi sulle emergenze ambientali vengono nascosti e rinviati. Intanto il tempo passa. Il freno a mano inserito non è né concreto, né credibile, è solo dannoso. È dimostrato che costa di più anche economicamente (anche in termini di vite umane) affrontare le emergenze che approcciare i temi ambientali con scelte serie e strutturali. Vediamo il caso delle alluvioni: male cronico italiano. Nel 2023 e prima parte del 2024, (dopo Ischia e Liguria novembre 2022) i grandi eventi sono stati: nel 2023 più volte in Emilia-Romagna, Marche, Lombardia, Toscana. Nel 2024: Appennino emiliano e pianura padana emiliana, Marche, nuovamente Emilia-Romagna e bacino idrico del Po. E poi tanti altri episodi: Brescia, Bergamo, Como, Bolzano, Piemonte, Valle D’Aosta. Il Seveso in Lombardia dal 1976 a oggi è esondato 120 volte.
Da gennaio 2024 a oggi almeno 1.900 eventi estremi (7 al giorno!): 1.023 nubifragi di cui 91% al Centro e al Nord, 157 solo a settembre. 664 grandinate calcolando solo quelle di grandi dimensioni. Negli ultimi due mesi in Emilia abbiamo avuto 96 eventi estremi con piogge anomale, con 300 mm di pioggia in 48 ore. Il 45,6% dell’Emilia-Romagna è a rischio allagamenti. In Italia sono 8 milioni le persone a rischio di alluvioni e frane: 570mila edifici in zone a rischio per frane; 1.550.000 in aree alluvionabili. Il caso dell’Emilia-Romagna è emblematico: i cicloni risalgono lungo l’Adriatico caricandosi di vapore e umidità a causa del caldo del mare (più caldo di circa 3-4 gradi – a circa 22/24°) e quando incontrano gli Appennini scaricano tutta l’acqua in pianura e in collina. Per capirci, a ottobre nel bolognese, il fiume Reno ha avuto una piena di 11,5 m rispetto ai 7,5 m abituali; il torrente piccolo Ravone è salito in un’ora di tre metri. La crisi climatica con il riscaldamento del Mediterraneo aggraverà ancora la situazione. La causa del clima si innesta sulla situazione nota almeno dal 1980: in Emilia-Romagna il suolo cementato è circa il 9% contro il 7% della media nazionale. In Italia si è costruito tanto anche nelle zone di “pericolosità idraulica”. Edifici e infrastrutture costeggiano i fiumi, sono migliaia i chilometri dei corsi d’acqua sepolti da asfalto e cemento. Ma non facciamoci ingannare. Certo bisogna non parlare ma ridurre le emissioni dei gas serra con politiche serie e continuative; certamente per gli eventi moderati vi è anche il tema della pulizia dei fiumi; certo vi sono alcuni argini vecchi che hanno bisogno di manutenzione.
Ma il vero intervento è lasciare spazio ai fiumi, perché i sistemi delle acque superficiali si trovano con fiumi che sono stati ristretti nel tempo, vi sono state gigantesche estrazioni di sedimenti inerti, sabbie e ghiaie, che facilitano l’erosione, che permettono la velocità rapida della corrente. In tanti casi le conseguenze sono anche una minore ricarica delle falde acquifere che si alimentano attraverso il contatto idraulico diretto con il fiume sovrastante in condizione di corso normale. Dare spazio ai fiumi – come nel caso del Tanaro in Piemonte – non vuol dire riportare i fiumi al naturale. Significa intervenire perché i fiumi o i torrenti possano riversarsi senza danni se la sezione in alcuni punti è più larga, se vi sono aree “di laminazione”, aree allargabili – zone umide, spazi aperti, campi, come casse di espansione. Bisogna poter fare uscire il fiume nel momento dell’emergenza, altrimenti saranno loro a decidere dove esondare. È necessario che si decidano con buon senso e compensazioni anche eventuali spostamenti di case e campi. Chi lo può fare? Anzitutto le istituzioni tecniche come le autorità di bacino (oggi depotenziate), che sono le uniche con una visione integrata necessaria per consigliare gli interventi straordinari delle autorità locali, regionali e nazionali. Poi è necessario bruciare i tempi burocratici specie dei ministeri e provvedere ai finanziamenti. Ad esempio, il pniel (Piano nazionale clima) è stato redatto nell’estate 2024, ma è privo di soldi stanziati. Non dovrebbero essere queste le emergenze di chi governa? La situazione cambiata del clima si può e si deve gestire.
Carlo Degiacomi
NP novembre 2024