Gli uni per gli altri
Date 01-12-2024
Come ha fatto con i suoi discepoli, il Signore ci ha scelto per primo, ci ha raggiunto dove eravamo, come eravamo: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15,16). Scegliendoci non ha guardato ai migliori, ai perfetti, gli è bastato fossimo disponibili e tanto gli è bastato. Ci ha scelti per stare con Lui e fare nostra la sua Parola.
Se ci mettiamo in suo ascolto, Lui condivide con noi i suoi desideri di bene e ci affida ciò che gli sta a cuore. La parola “ascolto” chiede di non metterci al centro, piuttosto ci invita a essere disponibili a lasciare che sia il Signore a guidare la nostra vita, oltre a ciò che possiamo immaginare.
Guidati dalla sua Parola abbiamo camminato, abbiamo provato e proviamo ogni giorno a rispondere Sì al Signore. La vita è diventata così pregare e agire, pregare e amare, pregare e tacere, pregare e ascoltare, con sempre al centro di tutto la sua Presenza: il Santo di Dio cui abbiamo creduto e di cui abbiamo fatto esperienza.
Quante volte nella nostra storia è stato fondamentale ripartire da qui, da questa Parola che è una promessa, soprattutto quando abbiamo vissuto momenti di tensione, di fatica, di stanchezza, di incomprensione, di fragilità, di caduta. Quante volte i dubbi e le nostre povertà hanno prevalso sulla consapevolezza di partecipare a un’opera di Dio, quante volte abbiamo sentito risuonare in noi una delle più significative domande del Vangelo: «Forse anche voi volete andarvene?». «Vuoi andartene anche tu?». Ogni volta abbiamo fatto nostra la risposta di Pietro, che non è la risposta di chi non ha dubbi o non commette errori, ma è la risposta di chi sa che Dio investe sul nostro poco, tramuta le nostre debolezze in grazia, trae bene anche dal male. La risposta di Pietro – e la nostra – è la risposta di chi ha capito che da solo non va da nessuna parte, di chi si fida di Gesù più che di se stesso: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna». Senza di Te la vita non è vita.
Questa è stata anche la nostra esperienza in questi 60 anni di Sermig: senza il Signore la nostra vita (e quella di tantissime persone che abbiamo incontrato e che hanno bussato alla porta degli Arsenali e dei nostri cuori) non sarebbe stata Vita. Pensando al cammino di ognuno di noi tracciato su questa Parola, davvero possiamo accogliere l’invito di Paolo: «Siate riconoscenti!». Riconoscenti a Dio per ogni attimo della nostra vita e per come Lui ha agito in noi! Riconoscenti anche per la fraternità, lo stile di vita che Gesù ha voluto per i suoi, per vivere come il Padre ci ha pensati, imparando a riconoscerci dono gli uni per gli altri. Quanta fatica però! Se non ci riconosciamo amati, se non entriamo nella gratitudine, cadiamo facilmente nella pretesa del nostro ego. Quando manca la riconoscenza verso Dio, la gratitudine verso i fratelli e le sorelle, la nostra comunità, le nostre famiglie, le nostre vite cessano di essere dei doni e diventano prigioni. Pretese, malintesi, divisioni, rivendicazioni, sete di potere e prevaricazione, giudizi spietati, molte volte ci abitano, e questo vale nelle nostre famiglie e comunità, ma – anche a livello più ampio – per il mondo e per l’umanità.
La nostra prima vocazione deve essere l’unità, dentro di noi, nelle nostre comunità, famiglie, gruppi di appartenenza. Ma la chiave dell’unità, della pace non è uno sforzo di volontà, nasce dalla carità, dalla consapevolezza di essere amati e di poter amare. La chiave è Gesù. Rivestiamoci di Lui, non stacchiamoci mai, perché è solo in Lui che possiamo vivere la tenerezza, la bontà, l’umiltà, la mansuetudine, la magnanimità, gli uni verso gli altri. Solo rivestiti di Lui potremo sopportarci, guardarci come fratelli, come dono gli uni per gli altri nelle nostre diversità e – a volte – incomprensioni.
Rosanna Tabasso
NP agosto / settembre 2024