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La luce di Chiara

Date 09-11-2024

por Renzo Agasso

Amare tanto la vita da perderla. Donarla consapevolmente per un altro. Puro Vangelo, parola di Gesù in persona. Cosa c’è, infatti, di più grande sotto il cielo? Il potere, le ricchezze, le meravigliose scoperte della scienza sono nulla di fronte al gesto d’amore supremo di chi dà la vita per il proprio fratello.

Apprendiamo che Chiara Corbella – già serva di Dio – ha compiuto di recente un altro passo nel processo di beatificazione. «Laica e madre di famiglia, sposa e madre di grande fede in Dio», la definiscono. Sarà presto accanto a santa Gianna Beretta Molla, testimoni e protettrici della vita fin dal concepimento. Le patrone della vita. Sì, perché anche Chiara è morta per far nascere suo figlio. Dopo averne persi due, nati con gravi malformazioni e morti subito – Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni – di nuovo incinta, scopre di avere un tumore alla bocca. Rimanda le cure, per non danneggiare il piccolo. Quando nasce Francesco, le riprende, ma è troppo tardi. Muore ventottenne, la seppelliscono accanto ai suoi due figli. Non senza avere lasciato una testimonianza luminosa di fede e di abbandono in Dio. «Se il Signore – dice alla mamma – ha scelto questo per me, vuol dire che è meglio così per me e per quanti mi sono intorno. Perciò io sono contenta». 

Il marito Enrico Petrillo, il figlio Francesco, i genitori e la sorella Elisa tengono viva la memoria di Chiara insieme a tanti che l’hanno conosciuta e avvicinata in vita e in morte. La Chiesa si prepara ad accoglierla nella schiera infinita dei santi. «Se leggiamo la vita di Chiara – ha spiegato monsignor Baldassarre Reina, vicegerente della diocesi di Roma – con una logica umana, sarebbe assimilabile a una tragedia. Sostenuta invece dalla fede e dall’amore sponsale l’esperienza della sofferenza si muta in Chiara in esperienza di vita eterna, dai toni decisamente pasquali». Lei, pur malata, ha sorriso, tanto e sempre. Tutte le immagini la mostrano ridente e lieta. Come vedesse già oltre. Sorridente e luminosa, è andata incontro al Signore, nel quale ha posto la speranza, il senso, la direzione di tutta la sua vita. 

Si indagheranno miracoli attribuiti alla sua intercessione. Il primo è la luce diffusa quaggiù: «La sua oblazione rimane come faro di luce della speranza, testimonianza della fede in Dio, autore della vita, esempio dell’amore più grande della paura e della morte». La luce di Chiara, per noi.


Renzo Agasso
NP agosto/settembre 2024

 

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