La saggezza di Mama Wambui
Date 21-09-2024
«Io sono nato un giorno in cui Dio era malato, e malato grave» scriveva il poeta peruviano César Vallejo, così pensa anche Mama Wambui, un’anziana residente nella baraccopoli di Mathare Valley in Kenya. Dopo che le inondazioni hanno portato via la sua casa e si è ammalata di malaria non le resta niente. Il presidente della Repubblica William Ruto ha promesso che tutti quelli che hanno sofferto per il mafuriko makubwa (le grandi piogge) non saranno lasciati soli, ma i tempi della politica non sono i tempi delle persone. Il cambiamento climatico continua a causare disastri in tutta l’Africa orientale, una regione, come sottolineano gli esperti che contribuisce in misura minima alla produzione CO2. Eppure è proprio qui che vi sono state le situazioni più gravi tra il 2020 e il 2022 e adesso le piogge sono il 140% in più rispetto alla norma.
Secondo il World Food Programme (WFP ) circa tre milioni di persone sono state colpite dalle inondazioni. Somalia, Etiopia e Kenya stanno pagando il peso maggiore di questo disastro, seguiti da vicino da Sudan, Sud Sudan, Burundi, Uganda e Tanzania.
Solo in Kenya le inondazioni hanno ucciso almeno 257 persone e 300mila hanno subìto i danni causati dalle piogge torrenziali. Solo nella capitale Nairobi più di 163mila residenti sono stati evacuati.
La situazione non è molto differente nei Paesi vicini, dove il fenomeno meteorologico del Niño, cominciato a metà 2023, è destinato a durare e ad accentuare i cambiamenti climatici. La Tanzania ha registrato 155 morti a causa delle inondazioni e delle frane, in Burundi circa 96mila abitanti sono sfollati e anche l’Uganda è stato battuto da forti temporali. Un rapporto di Human rights watch constata che il governo del Kenya non ha preso misure adeguate per evitare questi disastri, che hanno colpito maggiormente i quartieri poveri della capitale Nairobi, più fragili e congestionati, con costruzioni meno solide e servizi fognari e idraulici estremamente carenti.
L’impatto delle inondazioni è profondo, con implicazioni a lungo termine per i mezzi di sussistenza, le infrastrutture e la salute mentale. E man mano che la portata della catastrofe si allarga, cresce la rabbia contro il governo.
Il segretario generale dell’onu, António Guterres, ha espresso la sua «più profonda angoscia nell’apprendere di centinaia di vite perse dalle pesanti inondazioni».
Alla fine, dopo aver ascoltato un meteorologo che ha spiegato in TV che la pioggia è stata intensificata da El Niño, dalla spinta verso ovest delle acque più calde dell’Oceano Indiano e dalla tendenza di fondo del riscaldamento globale causato dai Paesi più industrializzati, Mama Wambui ha detto: «non è Dio che è malato, ma noi».
Fabrizio Floris
NP giugno/luglio 2024