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La vera alternativa

Date 13-12-2024

por Luca Jahier

L’atteso rapporto Draghi è un sano colpo di frusta in un continente che rischia di ripiegarsi sulle divisioni di sempre. Il plauso è unanime di fronte alla solidità dell’analisi e delle proposte, un po’ meno sulle condizioni essenziali per renderle possibili e sul messaggio centrale: solo con più integrazione e con più Europa si può invertire la rotta. «I valori dell’Europa sono prosperità, equità, libertà, pace e l’ue esiste per garantire agli europei di beneficiare di questi diritti fondamentali. Se l’Europa non può dare tutto questo ai suoi cittadini, vuol dire che ha perso la sua ragione d’essere. È una questione esistenziale».

Stando all’impressionante mole i ati e analisi del Rapporto di 400 pagine, sono più chiari i nodi di una Europa che perde progressivamente terreno rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. Dal 2000 il reddito disponibile pro-capite negli usa è cresciuto a un ritmo quasi doppio rispetto all’ue e le famiglie europee pagano questo in termini di declino di standard di vita. La causa principale è la perdita progressiva di competitività, soprattutto dovuta a un tassotroppo basso di innovazione e investimenti di scala nelle tecnologie della rivoluzione industriale in corso. Questo accoppiato al fatto che i costi del mantenimento della sovranità nazionale prevalente in settori cruciali, dal fisco alla finanza, dall’energia alla difesa, spreca una enorme mole di risorse e le sottrae alla possibilità di investire rapidamente e massicciamente nel cambio di rotta necessario, per evitare il collasso. Continuando a illuderci che le tre condizioni del successo di ieri (energia a basso prezzo basata sul gas russo, costi della difesa scaricati sull’ombrello usa nel quadro nato e economia basata sulla crescita delle esportazioni e su catene di valore che hanno fatto troppo affidamento per forniture cruciali a Cina e altri) si possano ripristinare e non vedendo che l’insieme del quadro geopolitico, a partire dalla grave questione della guerra, ha cambiato radicalmente lo scenario. Se continuiamo così è semplice: diventeremo progressivamente meno ricchi, meno indipendenti, meno liberi di scegliere il nostro destino, con meno protezione sociale e meno opportunità per il futuro dei nostri figli.
È possibile invertire la rotta? Sì, certo! Draghi indica 5 punti chiave: colmare il divario di innovazione trovando i nuovi motori della crescita; combinare decarbonizzazione e competitività, abbassare i prezzi dell’energia e aumentare l’economia circolare; rafforzare la sicurezza e ridurre le dipendenze; finanziare gli investimenti necessari, calcolati in una somma pari al 5% del pil europeo; rafforzare la governance comune e l’integrazione. Nella seconda parte del Rapporto indica 170 proposte concrete, individuando 10 settori principali di intervento: energia, materie prime critiche, digitalizzazione e tecnologie avanzate, industrie ad alta intensità energetica, tecnologie pulite, automotive, difesa, spazio, industria farmaceutica e trasporti, accompagnante da investimenti nelle competenze e nelle misure di accompagnamento delle transizioni.

Non ci sono più scuse: l’analisi è chiara e solie le proposte; se aggiunte al Rapporto Letta sul Mercato Interno, tracciano una rotta robusta che non si può che condividere nel suo insieme. Insomma, o si cambia o si perisce, ma insieme si può fare moltissimo. Sapremo farlo? Qualche segnale viene dai mandati affidati ai singoli commissari europei scelti dalla presidente von der Leyen. Ma negli stessi giorni la Germania decide di chiudere le frontiere nazionali con 10 Paesi, sospendendo uno dei pilastri dell’Unione europea, la libera circolazione, con costi aggiuntivi per i consumatori e le imprese. Non è una buona notizia. Nell’autunno che viene dopo l’estate più calda di sempre e ricomincia con inondazioni spaventose, la domanda è una sola: avremo leadership all’altezza o continueremo a pensare che continuare a rinviare a domani sia ancora accettabile? 


Luca Jahier
NP Ottobre '24

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