Nuove ombre
Date 11-12-2024
Il risiko regionale del corno d’Africa si complica ed entrano nuovi giocatori a cambiare le alleanze e le strategie, aumentando seriamente i rischi di un nuovo conflitto armato, ora che la guerra è stata di nuovo sdoganata. Così un’area che, potenzialmente potrebbe crescere con tassi a doppia cifra e abbattere gli elevati tassi di povertà della popolazione già piegata dai mutamenti climatici, rischia di vedere nuove guerre, questa volta per l’acqua.
È infatti il Nilo conteso tra Etiopia, Sudan ed Egitto alla base dell’intervento a piedi uniti dal Cairo nel Corno d’Africa. Sta per essere infatti ultimata la grande diga sul Nilo in Etiopia che consentirebbe al Paese di risolvere i propri problemi energetici, ma allo stesso tempo toglierebbe l’acqua ai campi sudanesi ed egiziani. La diga è dunque il primo elemento di crisi. Il Sudan in questo momento è fuori causa, dilaniato da una guerra civile atroce che sta causando la più grave crisi umanitaria in Africa; quindi, re sta sul terreno solo l’Egitto che ha deciso di stoppare le ambizioni di sviluppo etiopi, sfruttando il potere acquisito con USA e Israele per il suo ruolo nella questione palestinese. Gli egiziani hanno fornito decimali soldati e armi alla Somalia ufficialmente per combattere i jihadisti di Al-Shabaab, in realtà per schierarsi nelle tensioni che dividono Mogadiscio da Addis Abeba per l’acqua del Mar Rosso, secondo elemento di tensione regionale.
Un anno fa, infatti, il premier Abiy Ahmed pronunciava un discorso in cui rivendicava per il proprio Paese, il secondo in Africa per numero di abitanti, un accesso diretto al mare per poter partecipare al commercio internazionale marittimo. A questo è seguito un accordo con il Somaliland, l’ex Somalia Britannica formalmente regione della Somalia, ma da 30 anni circa di fatto indipendente. Accordo che prevede un affitto per trent’anni agli etiopi di un tratto di costa del porto di Berbera dove probabilmente apriranno una base militare. Per la Somalia si tratta di un vero e proprio attentato alla propria integrità territoriale.
L’intervento del Cairo complica tutto. Il Somaliland ha subito dichiarato che non tornerà mai più a far parte della Somalia ed è pronto a combattere. I media locali dicono che nel frattempo l’Etiopia ha fatto arrivare armi nel Puntland, regione confinante col Somaliland e anch’essa con mire secessioni ste. A questo punto la Somalia rischia una nuova guerra civile e un conflitto con l’Etiopia. Ma anche Addis Abeba non sta molto meglio. Le ferite della guerra del Tigrai non si sono ancora cicatrizzate l’economia stenta e con l’inflazione alle stelle la gente fatica a tirare avanti. In più il Paese è scosso dalle solite tensioni tra le etnie. In questo quadro cupo si inseriscono le ambizioni dell’Eritrea retta da ormai 30 anni dal dittatore Isaias Isaias Afewerki che vorrebbe indebolire ulteriormente l’Etiopia – che dopo l’alleanza per combattere i tigrini è tornata a essere un bersaglio – e ha stretto un’alleanza con la Somalia. È ambiguo il ruolo dell’Eritrea, piccola, ma con una posizione strategica sul mare e con ambizioni egemoniche nel Corno, forte del sostegno degli Emirati Arabi. I quali hanno consistenti interessi economici e strategici nel Corno e non stanno guardare l’avanzata egiziana.
Gli emirati hanno relazioni con Somaliland ed Etiopia, i sauditi con gli egiziani che dalla Somalia controllerebbero anche l’ingresso e l’uscita del mar Rosso, dove passa un decimo del commercio marittimo globale. Insomma, il rischio caos è altissimo, ma a chi non interessano i giochi di potere, ricordiamo che nel Corno d’Africa almeno 30 milioni di persone rischiano di morire di fame, sete e malattie. E che la generazione nata nel nuovo millennio rischia di vedersi negato il diritto di vivere in pace a casa propria e di dover scegliere tra morire sulle rotte dei trafficanti o combattendo.
Paolo Lambruschi
NP ottobre 2024