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Will Downing - If I were a magician

Date 03-07-2022

por Gianni Giletti

Ogni tanto c’è bisogno di un brano così, rilassato, che quasi prendi sonno. Dolce ma non troppo, sinuoso ma non mieloso, romantico senza melensaggini.
La strumentazione sembra fatta con il misurino: timbro del basso (o contrabbasso) rotondo come una palla, batteria ai minimi, spazzole e poco più, piano per cui esiste solo il tocco, cori angelici, chitarrina jazz che svisa acustica, qualche strumentino che salta fuori ogni tanto, giusto per ricordare che esistono altri mondi…
Ma l’hombre del partido, colui che definisce grammatica e sintassi di brani come questo resta IL cantante, con l’articolo maiuscolo.
È lui che pennella con cura ogni angolo del nostro sentimento, che veste di velluto ogni risvolto emotivo che, nel tempo dell’ascolto, possa mai venir fuori.
Deve avere una voce poliedrica, non basta che sia piaciona, deve immalinconirsi, rialzare la speranza, precipitare nei neri abissi della disperazione, raschiare il barile delle magre soddisfazioni sentimentali che il mondo gli offre, deve essere seducente, ipnotica, deve sfoggiare il timbro basso per fare capire che è un vero uomo, ma anche arrampicarsi sugli specchi dell’ugola – sempre di velluto - quando una (rara) soddisfazione fa capolino nei solchi che grondano “sientimento” da tutti i pori.
Will Downing è in effetti UN cantante così, sa davvero mettere in scena tutto il repertorio di questo settore musicale, dove anche gli sguardi sono importanti e i sospiri fanno parte della colonna sonora.
Romantics a palla.

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Il brano di per sé non è tra i più famosi, ma in questo disco non ce n’e uno debole per cui, anche qui si gusta davvero il rock d’annata.

Grandi.

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