La credibilità chiave dell'evangelizzazione
Date 31-08-2009
Ernesto Olivero prima di parlare di sé riflette, ti guarda con attenzione, non ha fretta, perché ogni parola abbia il giusto peso, il giusto significato, la giusta profondità. Sono tante le persone che conoscono il Sermig-Arsenale della Pace di Torino: la realtà di accoglienza e solidarietà capace di coinvolgere milioni di persone, l'oasi di spiritualità incarnata nelle sofferenze del mondo, il luogo in cui i giovani sono una risorsa su cui scommettere e non un problema. Ma dietro ogni progetto e slancio c'è la fede, la stessa che ha accompagnato Ernesto nel corso della vita, la scintilla di ogni scelta e impresa. È da qui che si deve partire per capire l'uomo e il Sermig, l'avventura nata dalla sua esperienza.
di Matteo Spicuglia
Ernesto, come nasce il suo rapporto con Dio? “La mia fede è un'esperienza concreta: qualcuno mi ha guardato, amandomi con credibilità. La prima persona che lo ha fatto è stata la mia mamma, una madre vera che si toglieva il pane di bocca per darmelo. Se avevo bisogno di lei, arrivava anche alle due di notte e non mi diceva mai di essere stanca. Lei era una donna di preghiera ed è proprio per questo che la fede è entrata nella mia testa e nella mia vita come qualcosa di credibile. Un'esperienza proseguita poi con il mio parroco, un padre francescano che mi voleva bene e aveva fiducia in me. La fede è nata così da persone che mi hanno amato in modo credibile. E oggi è la stessa di allora”. |
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Eppure, è cambiato qualcosa nel cammino della vita?
Il suo è uno stupore che traspare anche in tanti scritti, specie di fronte alla storia del Sermig, realtà cresciuta oltre ogni previsione... |
Come comunicare oggi la fede e questo stupore?
Perché?
Insomma, un popolo di credenti credibili...
Il Sermig è stato fondato nel 1964, epoca di grandi contrapposizioni ideologiche. Oggi, la situazione sembra opposta. Come sono cambiate le attese dei giovani in questi anni?
Quale? |
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Quei ragazzi avevano ragione. Per fare notizia, non sono bastati neppure 100mila ragazzi riuniti per parlare di giustizia, di amore, di un mondo migliore, capaci addirittura di ripulire la piazza prima di tornare a casa. Possibile che se i giovani non spaccano le vetrine, non si violentano e non si menano, nessuno ne parla?”. |
Qual è il vostro metodo con i ragazzi?
Ernesto, cosa si aspetta dalla Chiesa oggi? |
Matteo Spicuglia
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