Fatima, l'impegno al doposcuola: «Fui aiutata, ora restituisco»
Date 03-11-2022
CORRIERE DELLA SERA di Chiara Sandrucci
Fatima, l'impegno al doposcuola: "Fui aiutata, ora restituisco"
Fatima, l'impegno al doposcuola: "Fui aiutata, ora restituisco"
Tutti i sabati i bambini fanno i compiti con i giovani di "Younicef" nel Balòn: "Mi spiace che non ci siano italiani"
Da bambina era arrabbiata con il mondo, le capitava anche di fare a botte con i ragazzi.
Torino l'aveva accolta a 2 anni, arrivata dal Marocco a bordo di un furgoncino con la mamma, la nonna e la sorella, ma c'erano tante cose che trovava sbagliate nella vita.
Oggi Fatima El Maliani, 22 anni, è iscritta al corso di Sicurezza internazionale alla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa dopo la triennale in "Global Law" all' Università di Torino e gestisce il doposcuola Unicef lanciato tre anni fa in piena pandemia.
Tutti i sabati, divisi tra mattina e pomeriggio, una trentina di bambini fa i compiti con i giovani di "Younicef" a CasArcobaleno che li ospita nel cuore del Balon.
Fuori, il via vai tra le bancarelle di via Lanino. Dentro, libri e quaderni sui tavoli tondi. "E un modo per restituire ciò che ho ricevuto quando frequentavo il Sermig per lo stesso motivo, mia mamma ancora oggi fatica molto con l'italiano e non poteva aiutarmi a scuola", racconta la studentessa torinese.
"Mi hanno fatto capire che poteva esserci dell'altro, mi volevano bene anche se ero marocchina, musulmana e forse non avrei dato nulla in cambio". La casa del Sermig le ha "stravolto" la vita e in terza media ha iniziato "il suo percorso di restituzione" aiutando i bambini delle elementari, accogliendo le donne senza casa, insegnando italiano ai migranti.
Un'esperienza trasferita all'Unicef che le ha dato carta bianca, dopo aver frequentato il seminario organizzato dal Comitato del Piemonte con il dipartimento cli Giurisprudenza Un vivaio di giovani volontari, che accompagnerà i bambini del doposcuola anche nei musei.
Tutti hanno un background migratorio. Le loro famiglie arrivano dal Marocco, Egitto, Bangladesh, Cina. "Mi dispiace che non ci sia nemmeno un italiano", osserva Fatima, spinta ad andare avanti negli studi dalla fatica che vedeva fare a sua mamma, prima lavapiatti e poi colf.
In compenso, Fatima non ha ancora ottenuto la cittadinanza italiana. Non essendo nata qui, non basta aver compiuto 18 anni. "Questo mi ha precluso di andare in università estere e non mi permette di votare. Lo scorso 25 settembre ero disperata Altri 4 milioni di ragazzi come me sono tagliati fuori dalla vita politica e pubblica del Paese".
Ci vorranno ancora degli anni per avere i requisiti economici che al momento non ha. A meno che, le hanno suggerito, non sposi un italiano.
Corriere della sera
Chiara Sandrucci