La nave che visse due volte
Date 17-05-2024
C’era una volta una nave che visse due volte. Il suo primo nome fu Mario Rosell e venne costruita nei cantieri di Monfalcone per conto della Società Italia di Navigazione di Genova nel 1940. Nel 1942 venne requisita dalla Marina militare come ausilio alla flotta da guerra. Era una motonave cargo che serviva di supporto per i nostri soldati impegnati in Libia. In quel periodo fu oggetto di diversi attacchi alleati durante i suoi abituali tragitti che univano Brindisi, Napoli e Bengasi. Il 9 settembre 1943, il giorno successivo alla comunicazione dell’avvenuto armistizio di Cassibile, divenne preda bellica della Marina militare tedesca.
Da quel tragico settembre venne utilizzata come trasporto di prigionieri italiani dalla Grecia a Venezia e a Trieste. In una di queste missioni la motonave cargo Mario Roselli giunse a Corfù il 9 ottobre 1943. In quei giorni, infatti, era previsto un grande trasporto di prigionieri italiani dalla Grecia, oltre 5.500 persone. Erano una piccola parte degli 800mila soldati italiani che vennero catturati e disarmati dai tedeschi dopo l’8 settembre, molti dei quali, una volta divenuti “internati militari italiani” (imi) finirono nei campi di prigionia tedeschi. A Corfù, i prigionieri italiani erano stati catturati dai nazisti dopo alcuni scontri che le truppe italiane avevano ingaggiato contro quelli che fino a qualche settimana prima erano i loro alleati. Erano gli sconfitti di Cefalonia, uno dei più importanti e tragici episodi di resistenza ai nazisti da parte del regio esercito. Durante la notte tra il 9 e il 10 ottobre la Mario Roselli venne caricata di prigionieri. Al termine delle operazioni di imbarco venne avvistato un aereo alleato che bombardò la nave. Fu una strage, almeno 1.300 morti. Una bomba centrò un boccaporto e cadde direttamente nella stiva piena di uomini. Fu una carneficina, il mare ricoperto di corpi. La nave duramente colpita imbarcò acqua e affondò posandosi su un fianco. Un ulteriore bombardamento il giorno successivo sembrò chiudere definitivamente la breve storia della Mario Roselli. L’episodio della Roselli non fu né la prima né l’ultima tragedia del mare in cui migliaia di giovani soldati italiani morirono in mare a causa di incidenti o attacchi aerei.
Dopo il 1952, in piena ripresa post-bellica, la fame di mercantili portò a considerare la possibilità di far riemergere la Mario Roselli. Valutata la fattibilità, si riuscì a riportare a galla il relitto e trainarlo a Monfalcone. Al cantiere che l’aveva costruita toccava il compito di farla rinascere. Alla fine dello stesso anno venne varata con un nuovo nome, Alpe, e con una stazza di 6.893 tonnellate. La nuova proprietaria fu l’Italnavi di Genova che operava per conto della fiat. Proprio il trasporto di autovetture come la fiat 500 e 1500 dall’Italia al Sudamerica fu il suo compito principale almeno fino a metà degli anni Sessanta. Nel 1972, dopo ulteriori passaggi di proprietà e ammodernamenti, venne radiata per essere definitivamente demolita lo stesso anno in Inghilterra. Prima si chiamò Mario Roselli, poi Alpe, ma per i marinai che navigarono con lei fu semplicemente La Nostra.
Renato Bonomo
NP aprile 2024