Manikarnika ghat

Nella città indiana di Varanasi, sulle rive del Gange, c’è un luogo inaccessibile ai turisti. È un’area circoscritta all’interno della quale alcune azioni sono vietate; parlare a alta voce, sputare e fotografare. Si tratta del Manikarnika Mahashamshan Ghat. È uno dei luoghi di cremazione più antichi e sacri di tutto l’induismo; i fedeli credono che morire qui porti alla liberazione dal ciclo delle reincarnazioni.

Era la terza volta che tornavo in India e avevo deciso di dormire alla Ganpati Guest House, una sistemazione economica ma posizionata in modo strategico sulle rive del fiume, a pochi passi dal Manikarnika. Negli anni precedenti ero riuscito a instaurare un buon rapporto con la guida locale, il signor Markandi che, proprio nei giorni in cui mi trovavo nella città sacra, era impegnato per il funerale del padre e per la successiva cremazione.

Incontrandolo, cercai le giuste parole da dire ma, prima che iniziassi a parlare mi anticipò con un grande sorriso ringraziandomi per essere lì a “festeggiare” insieme alla sua famiglia quel momento importante. Disse proprio così “festeggiare” …

Negli anni successivi ho compreso bene il significato di quell’atteggiamento inaspettato e quanto le situazioni possano essere spiazzanti se non consideriamo il contesto, la cultura e il luogo dove ci troviamo. Manikarnika Ghat rimane uno dei siti più incredibili che conosco. Ci vado al mattino presto e aggirandomi tra le cataste di legna di sandalo, necessarie per le pire funerarie, trovo sempre qualcosa di interessante da fotografare.

Un’esperienza straordinaria nata per caso è stata l’inizio di un rapporto di fiducia con Markandi, un’amicizia che dura ancora oggi e che mi ha permesso, negli anni, di fotografare quel luogo incredibile e inaccessibile alla maggior parte delle persone.


Testo e foto Roberto Cristaudo
Instagram @robertocristaudo.viaggi
NP aprile 2024