Accendi il nostro cuore
Date 08-04-2024
Solo la vita vissuta può comunicare ciò che le parole non spiegano
Quando da giovane pregavo il salmo 90 – «Gli anni della vita sono settanta, ottanta per i più robusti, e il loro agitarsi è fatica e delusione; passano presto e noi voliamo via» (v.10) – non capivo perché esprimesse una visione quasi negativa della vita e mi dicevo che per me, per noi “moderni” non sarebbe stato così! Effettivamente dalla generazione boomer in poi la qualità e l’aspettativa di vita si sono allungate, per non parlare della generazione Z o Alpha che hanno raggiunto livelli di benessere mai visti prima. Ma, nonostante tutto, ciò che possediamo e di cui possiamo usufruire, non siamo più felici e anche i giovani fanno fatica a vivere tra depressione, disagio, fragilità emotiva.
Cosa manca, cosa ci manca? Una giovane amica in questi giorni ci ha confidato: «Ho cambiato scuola e questa mi piace, ma non ci vado da settimane. Non so perché, eppure i compagni sono simpatici. So solo che, se fosse per me, dormirei tutto il giorno, ma di notte resto sveglia e vivo». E un ragazzo: «Esco di casa solo per venire qui da voi, altrimenti sto tutto il giorno davanti allo schermo». Poi ci sono i bambini che non vogliono più guardare la TV dove si vede la guerra; in tanti piangono quando i genitori litigano perché hanno paura che si dividano…
Ma ci sono anche adulti che dicono: «Non sono felice» e che cercano la vita in emozioni sempre più forti. L’elenco potrebbe proseguire e ci ritroveremmo tutti dentro. Bambini, giovani, adulti, anziani, tutti sentiamo che ci manca qualcosa e siamo così inariditi da non avere più nulla da dare gli uni agli altri. Il cuore di troppi di noi si è spento e non troviamo chi lo possa riaccendere in questo scenario di precarietà, incertezza, vuoto di senso, e – come recita il salmo – sperimentiamo delusione e fatica.
Per tanto che facciamo non possiamo aggiungere un solo giorno alla nostra vita (Mt 6,27) e questo limite racchiude tutti gli altri, definisce che non possiamo riaccendere il nostro cuore da soli, ma solo Dio, autore della vita, lo può fare: «Riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatto e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo» (Sal 100,3). Senza di Lui la vita inaridisce e si spegne. C’è fame di amore in ognuno di noi, ma non ci sfamiamo da soli e non bastano le relazioni umane.
Come dirlo a tutti? Non troviamo parole adatte nemmeno per dirlo a noi stessi perché siamo avvinghiati al nostro egoismo che cerca il suo tornaconto.
Solo la vita vissuta può comunicare ciò che le parole non spiegano. E allora almeno noi che abbiamo conosciuto Dio, che ci nutriamo della sua Parola e del Suo farsi Pane, cominciamo noi a guardare in Alto. Cominciamo noi a contemplare i cieli nuovi e la terra nuova che il Signore ha preparato da sempre per tutti, gustiamo la sua Presenza, lasciamoci riaccendere il cuore da Lui. Almeno noi cerchiamo di non essere estranei al Dio che dà vita e ripartiamo da Lui. L’amore umano non è che un riflesso dell’amore che Dio vive ed è Lui il «fuoco che arde e non si consuma» (Es 3,2). Come Mosè davanti al roveto ardente togliamoci i sandali e contempliamo l’amore che ci rigenera, anche quando attorno a noi c’è solo deserto, morte e distruzione. «Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore Dio – in cui manderò la fame nel paese; non fame di pane né sete d’acqua, ma di ascoltare le parole del Signore» (Am 8,11). Attorno a noi la fame è troppo grande. Almeno noi proviamo a farci accendere il cuore da Dio, a guardare a Lui, a cercare in Lui la fonte dell’amore. Che non si esaurisce.
Rosanna Tabasso
NP Febbraio 2024