Italiano English Português Français

L'uso politico del diritto

Date 11-04-2024

por Edoardo Greppi

La pratica dei ricorsi alla Corte internazionale spesso finisce per non rispondere al desiderio di giustizia

Il 2 febbraio scorso, la corte internazionale di giustizia – il massimo organo giudiziario dell’onu – ha emesso una sentenza sulle obiezioni preliminari al ricorso dell’Ucraina contro la Russia relativo alla violazione della convenzione internazionale sulla prevenzione e repressione del crimine di genocidio, del 9 dicembre 1948.

Kiev aveva depositato un ricorso contro la Russia pochi giorni dopo l’aggressione del 24 febbraio 2022. Nella narrativa con cui lo zar sovietico, il tiranno del Cremlino, aveva giustificato la cosiddetta “operazione militare speciale” era centrale l’argomento secondo cui la popolazione russofona dell’Ucraina orientale era stata sottoposta ad atti di genocidio da parte dell’Ucraina. Questa si era subito rivolta alla Corte, «negando categoricamente», e sostenendo che le accuse genocidarie mosse dalla Russia come pretesto per l’invasione andavano contro la convenzione sul genocidio del 1948, della quale entrambi gli Stati sono parte. In un’ordinanza preliminare del marzo 2022, la Corte aveva dato ragione all’Ucraina, ordinando alla Russia di cessare immediatamente le ostilità. La Russia aveva ignorato l’ordinanza della Corte. La Russia ha cercato di sostenere che la Corte non ha giurisdizione sul caso, per una serie di motivi che sono stati tutti bocciati dai giudici dell’Aja.

Ma l’Ucraina aveva anche dichiarato che l´uso della forza da parte della Russia con tali giustificazioni violava la convenzione sul genocidio. E su questo la Corte ha affermato di non avere competenza a giudicare. La Corte ha inoltre dichiarato di non avere il potere di pronunciarsi su un altro punto sollevato dall’Ucraina, secondo cui il riconoscimento da parte di Mosca delle regioni separatiste di Lugansk e Donetsk ha violato la convenzione.

È vero che le obiezioni della Russia sono state rigettate e che il procedimento continuerà. Ma c’è da chiedersi se Kiev abbia fatto bene a ricorrere alla Corte dell’Aja per violazioni della convenzione sul genocidio. La Corte ha respinto la richiesta più importante per gli ucraini, quella che va alle radici della guerra, e che riguarda l’illiceità dell’invasione del 24 febbraio. Su questo non si esprimerà, come spiega ai punti 55 e 56 della sua pronuncia. Quindi non si esprimerà nemmeno sulla richiesta di riparazioni, che era parte dell’argomento presentato da Kiev Perché non può farlo? Perché la liceità dell’uso della forza esula dalla convenzione sul genocidio su cui si fonda il ricorso. La pertinenza è, cioè, limitata al solo genocidio.

Il fatto è che la convenzione sul genocidio è uno dei pochi trattati che ha una clausola compromissoria. Significa che ogni Stato parte della Convenzione può adire la Corte per qualsiasi caso che riguardi presunte violazioni. Anche se non è la vittima, e anche se non è direttamente parte in causa. Per l’Ucraina era il modo più immediato per portare la Russia di fronte alla Corte.

Ma là dove l’accusa toccava il tema dell’illiceità dell’aggressione, la corte ha dovuto fermarsi. I ricorsi fondati sulla Convenzione del genocidio si prestano, dunque, a un uso politico proprio per la clausola compromissoria che ne rende facile l’attivazione. Possono ricorrere anche Stati estranei ai fatti in questione. L’accusa di genocidio mossa a Israele per Gaza l’ha mossa il Sudafrica. E ci sono altri precedenti analoghi.

L’ucraina ha voluto rispondere non solo militarmente e diplomaticamente all’aggressione, ma anche giuridicamente. È politica anche questa. E ha cercato la strada più facile: il riferimento a una convenzione che consente il ricorso. Tuttavia, in questo modo si corre il rischio di eludere le questioni fondamentali. Il paradosso è che quando la Corte dovrà giudicare sul merito sarà probabilmente l´Ucraina – il Paese aggredito – a dover dimostrare di non aver commesso nel Donbass atti che possano essere qualificati come crimine di genocidio. Questo vale anche per l´altra decisione recente della Corte internazionale di giustizia (31 gennaio), che, sempre su un ricorso dell´Ucraina che accusava Mosca di aver finanziato il terrorismo nel Donbass, ha quasi dato ragione alla Russia dicendo che è solo venuta meno all’obbligo di investigare. Anche qui si è andati a parare su questioni tecnico-giuridiche tutto sommato secondarie.

L’uso politico dei ricorsi alla corte finisce per non rispondere al desiderio di giustizia. Il problema, anche in questo ricorso, doveva essere l´uso della forza, non il finanziamento del terrorismo e la discriminazione linguistica di cui si è invece discusso. Ma il cuore della questione non è stato posto al centro del caso.

Un ultimo interrogativo. La corte è davvero indipendente? In teoria sì. I giudici prestano giuramento di non accettare né ricevere istruzioni dai governi. In pratica, spesso votano assecondando la politica degli Stati di cui sono cittadini. Il vice‐presidente della Corte, Gevorgian, è russo e, nei giudizi su questo caso, ha sempre votato a favore delle istanze di Mosca. intanto, la guerra continua, con le sofferenze nella “martoriata ucraina” che papa francesco continua a segnalare. E il satrapo del Cremlino continua a perpetrare crimini, come quello che ha portato alla ingiusta detenzione e alla morte di Aleksej Naval’nyj.

Per avere un’idea della brutalità del regime sanguinario e assassino che ha scatenato la follia di questa guerra basta leggere qualche pagina de La Russia di Putin di Anna Politkovskaya. La coraggiosa giornalista ammoniva: «La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo. Per questo ce l’ho con un tipico čekista sovietico che ascende al trono di Russia incedendo tronfio sul tappeto rosso del Cremlino». Anna Politkovskaya è stata assassinata, e l’assassino si appresta a essere trionfalmente rieletto.

Edoardo Greppi
NP Marzo 2024

O site utiliza cookies para fornecer serviços que melhoram a experiência de navegação dos usuários. Como usamos cookies

Ok