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La rivendita del pane di Lomè

Date 11-03-2024

por Redazione Sermig

Una passeggiata per le strade silenziose di Lomè dopo una mattina di mercato è una di quelle esperienze che vale sempre la pena fare.  Un piacere misto a venerazione nel vedere i venditori ambulanti – pressoché tutti, direi – che espongono la loro merce esibendola come gioielli dentro una teca di vetro, elemento che ne accresce il valore, qualsiasi sia la merce: un pennello, un secchio di vernice, della farina o del pane. Tutti indistintamente “sognano” – chi lo fa a occhi aperti, chi si lascia andare a un sonno più profondo.

La panettiera, la venditrice di baguette, ad esempio, mi fece attendere prima di terminare il suo sogno. Quando si svegliò, si alzò e, senza sentire la necessità di scusarsi, mi chiese se fossi francese, di Parigi. «Mi manca tanto Parigi! Quando avrò i soldi ci tornerò, e aprirò una boulangerie o una epicérie a Goutte d’Or, nei pressi di Rue des Poissoniers… Est-ce que tu la connais? È il mio sogno!» Brava donna, le auguro ogni fortuna.

C’è anche chi ritrovandosi nella spiacevole circostanza di non avere nulla da mostrare, si limita a esporre sé stesso con l’unico prodotto di chi non si perde d’animo – cioè, un sorriso – quel sorriso che dovrai ripagare con una moneta e un racconto, quello capace di fargli terminare il suo sogno.

Ti viene da chiederti, Se la polvere fosse una spezia, non potrebbe che avere questo aroma, una spezia speciale che aromatizza l’atmosfera e che si posa lasciando una patina leggera come borotalco, sull’ordine naturale delle cose.

Giorni dopo quando riguardai la fotografia della Panettiera di Lomé, riconobbi alle sue spalle la stessa scopa di saggina presente in uno scatto del 1844 scattato dal fotografo e naturalista inglese William Henry Fox Talbot: The Open Door. Quello scatto fu un tentativo consapevole di creare un’immagine fotografica in accordo con il rinnovato gusto britannico per la pittura di genere olandese del XVII secolo.

Nel suo commento a The Pencil of Nature, dove questa immagine appariva come tavola 6, Talbot scrisse: «Abbiamo sufficiente autorità nella scuola d’arte olandese, per prendere come soggetti di rappresentazione scene di avvenimenti quotidiani e familiari. L’occhio di un pittore spesso si sofferma dove la gente comune non vede nulla di straordinario».

Luca Periotto

NP Febbraio 2024

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