Tutto per amore
Date 16-01-2023
Dagli scritti di suor Carola traspare l'amore incondizionato per il Signore, slancio inarrestabile verso il Vangelo. Il mandato di Gesù «Andate in tutto il mondo» era la sola e unica ragione di vita
Il primo martedì di ottobre in Arsenale abbiamo ricordato la beatificazione di una suora del Cottolengo, suor Maria Carola Cecchin (1877-1925) per 25 anni missionaria in Kenya. Mi ha colpito la sua storia, partita senza conoscere nulla della terra che l’attendeva, né la cultura, né la lingua, si è aperta la strada da sola, usando davvero solo e soltanto il linguaggio dell’amore. Si è ammalata ed è morta nel lungo viaggio in nave che l’avrebbe riportata in Italia e ha trovato sepoltura in mare. E quante come lei!
Un’amica che ha raccolto le testimonianze delle missionarie della sua congregazione mi raccontava di quante morissero nei lunghi viaggi in mare, ancora prima di arrivare a destinazione o di lì a poco il loro arrivo. Ma tante ne morivano e tante ne partivano, in uno slancio di generosità che non aveva fine. Cosa spingeva donne e uomini ad andare così lontano, a mani nude, a braccia aperte incontro all’incognito? Dagli scritti di suor Carola e di mille e mille altre traspare unicamente amore incondizionato per il Signore, slancio inarrestabile verso il vangelo: per ognuna di loro il mandato di Gesù «Andate in tutto il mondo» era la sola e unica ragione di vita.
«Andiamo...» è una parola che risuona anche nella nostra Regola e delinea il nostro essere missionari, diverso nel modo da quello del passato, ma identico nella sostanza. È sempre Gesù a spingerci ad annunciare il Vangelo ma la missione è per tutti ed è anche dove viviamo: vicino o lontano tutti viviamo il mandato di Gesù con la stessa intensità. Ognuno di noi ha una missione da vivere, dentro la propria casa o a migliaia di chilometri, all’estero o nella propria città. Nella fraternità ognuno cerca ed è aiutato a cercare il proprio posto, giorno dopo giorno, nelle diverse stagioni della propria vita, sempre. Essere missionari dunque non è solo la scelta particolare di qualcuno di noi che per un tempo della sua vita raggiunge luoghi lontani, ma è la vita stessa che scegliamo di vivere come cristiani a servizio del Regno di Dio: essere missionari è annunciare il vangelo a chi non è ancora stato raggiunto dalla lieta notizia dell’amore incondizionato del Padre, a chi non ha ancora compreso di essere al centro di questo amore.
Oggi questo annuncio è venuto a mancare anche nella prossimità del condominio dove viviamo, a scuola, sul lavoro, a fianco dei poveri, nella formazione dei giovani, negli Arsenali e nell’ambito della propria famiglia. Alcuni sono chiamati più lontano, varcano l’oceano per portare un segno di speranza in una terra nuova. Grazie a loro nascono nuovi germogli, sono e restano piccoli segni che radunano attorno a sé un nuovo popolo destinato a camminare insieme a noi. È la storia del granello di senape, del seme gettato nel campo, è la storia di Dio che cammina con i passi corti di ognuno di noi, delle nostre piccole fraternità.
Essere missionari è il respiro che ci tiene in vita come cristiani e che ci dà slancio per uscire da noi stessi, andare incontro agli altri e camminare insieme. In questo nostro “andiamo” non c’è volontà di potenza, di dominio, c’è conoscenza e rispetto dell’altro, c’è ascolto e comprensione, c’è desiderio di imparare dall’altro, vivere come lui senza perdere la propria identità, c’è ricerca di una comunione sempre più profonda.
Andiamo con la debolezza delle nostre persone e con la fragilità che contraddistingue le nostre fraternità: numericamente pochi e con tutta la fatica di camminare a due a due, diversi come siamo. È la storia di sempre come dice il Signore a Zorobabele (Zac 4,6): «Non con la potenza né con la forza, ma con il mio spirito».
Tutta la Scrittura è pervasa da questa raccomandazione. Anche la vita di Gesù e l’andare dei discepoli è un continuo invito a non fermarci davanti alla nostra fragilità anzi, ma ad avvalercene perché si manifesti a tutti la potenza dello Spirito che agisce oltre le nostre forze e attraverso i nostri limiti: «quando siamo deboli è allora che siamo forti».
Rosanna Tabasso
NP Ottobre 2022